Francesca
Sensini, La
lingua degli dei.
L’amore per il
greco antico e moderno, Il melangolo,
Genova 2021
L’autrice
è un’italianista,
specialista di letteratura dell’Otto-Novecento, che ha per la grecità
interesse
e passione non solo accademici. La sua posizione verso questa cultura è
ben
espressa dalle parole dello Zibaldone
di Leopardi citate a pag. 18: Non si
distinguono più le razze gote, longobarde ec. dalle italiane, né le
franche
dalle celtiche o romane, né le moresche dalle spagnuole…Ma i greci non
sono
divenuti mai turchi né i turchi greci; e ancora, citando un testo
leopardiano del 1827: la nazione greca
che, per ispazio dintorno di ventiquattro secoli, senza alcuno
intervallo, fu
nella civiltà e nelle lettere, il più del tempo, sovrana e senza pari
al mondo
(pag. 19-20); e di nuovo con Leopardi elogia la ricordanza
e la tenacità delle cose loro (pag. 20). La chiave
interpretativa del mondo greco è quindi per la Sensini la
ricordanza e la tenacia, cioè l’aver conservato nei millenni una
lingua (e una scrittura) passata attraverso cambiamenti epocali e
soprattutto
attraverso la dominazione turca che aveva cercato di soffocare identità
e
memoria. Nel corso del breve saggio l’autrice indaga quindi sulla
civiltà greca
utilizzando le parole più significative della sua lingua e costruendo
su di
esse delle rapide storie: métis, il
nome della prima amante di Zeus che simboleggia l’intelligenza, daidalos e lo storico contrasto fra
filosofia e tecnica, la molteplicità di Ermes, le parole per “stato”, l’hybris e il senso del limite, il doppio
senso di xenos come straniero e come
ospite, le parole per mare, i nomi
degli dèi che restano nella memoria e dell’onomastica… La lingua antica
è
ricercata nella sua evoluzione moderna, la poesia e il mito nelle
riprese e nelle
riletture, con la raccomandazione di non operare riduzioni e
banalizzazioni di
una civiltà sempre viva e molteplice.
Apprezziamo nell’autrice
l’entusiasmo e l’affetto per una cultura che
amiamo, nonostante qualche etimologia discutibile.
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