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Venerdì 25 agosto 2006, ore 11.15, Teatro SMA

 

Lettura drammatizzata

PROMETEO INTERROGATO
 

La pretesa e la sconfitta dell’intelligenza: Prometeo

 

testo curato da Mariapina Dragonetti e Olivia Merli

attori: Matteo Bonanni, Andrea Carabelli, Cecilia Giorgi, Laura Massari

 

 

 

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Proponiamo qui il Comunicato Stampa diffuso dal Meeting al termine della rappresentazione e la traccia di lettura che ha guidato autori e attori nell'elaborazione del materiale.

 

Comunicato stampa.

Si è svolta questa mattina, nel teatro SMA, la lettura drammatizzata del testo “Prometeo interrogato”, a cura di Mariapina Dragonetti e Olivia Merli. Hanno recitato Matteo Bonanni nel ruolo di Prometeo, Cecilia Giorgi e Laura Massari in quello delle Oceanine, ninfe figlie di Oceano, e Andrea Carabelli, che ha assunto di volta in volta il ruolo dei vari autori che interrogano Prometeo utilizzando le loro stesse parole. Sono stati infatti utilizzati brani provenienti da testi di Eschilo, Goethe, Byron, P. B. Shelley, Leopardi, Gide e Camus. I sei grandi autori della letteratura europea interrogando il Prometeo del mito greco l’hanno messo in discussione, facendo emergere i molteplici e controversi aspetti della sua figura. Ne è risultato un percorso nel solco del pensiero classico e moderno sui temi fondamentali dell’umanità: il rapporto uomo-Dio, la natura dell’uomo, il limite della libertà, il valore del progresso.

 

La figura di Prometeo dall’antichità greca alle letterature moderne. 

L'essenza della figura mitologica di Prometeo è data dall'intelligenza: ma di questa intelligenza il personaggio fa un uso distorto, ed è un'intelligenza che pesca la ragione del suo operare solo ed esclusivamente nell'intuizione del personaggio. Prometeo è il sio che pensa e che sa prima (questo potrebbe essere il significato del suo nome), o forse crede di sapere prima e su questa illusione crea le premesse della propria sconfitta. Nell’interpretazione del poeta tragico greco Eschilo (Il Prometeo incatenato, la figura di Prometeo rappresenta l’immagine della ribellione di chi, facendo perno sulla pretesa di possedere una intelligenza superiore, sfida la volontà di Zeus, garante di una giustizia che, pur nel mistero inspiegabile del suo operare, è comunque l’unica giustizia vera ed efficace. La parola chiave della tragedia è la parola authadìa, che  significa 'pretesa di autonomia, pretesa di fare ciò che più piace', nel concreto, pretesa di essere padrone assoluto del criterio del bene e del male. La tragedia si risolve nella proclamazione della trasgressione di Prometeo di fronte all’infinito, Prometeo grida, in modo sterile e inefficace,  il proprio odio nei confronti di Zeus, ma è costretto a subirne la punizione. L’unica strada per comporre il dissidio è la rinuncia di Prometeo alla propria autonomia scriteriata e la sua riconciliazione con Zeus, e a questo dovrà acconsentire il dio nel prosieguo della vicenda mitica. Nei secoli successivi, e soprattutto a partire dal Romanticismo (riletture di Goethe e Shelley p.es.), è la figura del dio ribelle ad attrarre la simpatia e il favore, capovolgendo con ciò i valori impliciti nella tragedia greca, che sottolinea invece la sola validità della giustizia di Zeus in contrapposizione agli aneliti di ribellione di una intelligenza incapace di affrerrare il proprio limite.

 

 

 

Nell'immagine (utilizzata anche come sfondo): Christian Griepenkerl (1839-1916), La punizione di Prometeo.

 

Come introduzione alla lettura drammatizzata sul mito di Prometeo consigliamo la lettura del file La figura di Prometeo nelle letterature moderne di O. Merli, già pubblicato su Zetesis nel 1997 e ripreso in questo sito (clicca qui), nonché la lezione presentata da S.Emin. Mons. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, al Meeting del 2000, lezione di cui riproduciamo sul sito alcuni dei passaggi più importanti (clicca qui).

 

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