"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
|
|
Georg Friedrich Händel, Aci, Galatea e Polifemo, Serenata, libretto di Nicola Giuvo (HWV 72)
Nel 1708 il ventitreenne Händel trascorse a Napoli un breve periodo, da maggio a metà luglio. Qui conobbe Donna Aurora di Sanseverino, duchessa di Laurenzano, chiamata nella biografia del musicista “Donna Laura”, e per sua richiesta compose questa serenata, che fu eseguita il 19 luglio probabilmente durante le feste per le nozze della nipote della duchessa, Beatrice Tocco, con Tolomeo Saverio Gallo, duca di Alvito. Lo stesso segretario di Donna Aurora, Nicola Giuvo, compose il libretto (è possibile che il duetto iniziale “Sorge il dì, spunta l’aurora” sia un omaggio alla duchessa); il ruolo di Polifemo, musicalmente complesso, fu costruito appositamente per un famoso basso che si trovava allora a Napoli, don Antonio Manna, e Händel partecipò all’esecuzione suonando forse degli a-solo d’arpicordo che accompagnano alcuni duetti. Più tardi la serenata fu ripresa a Napoli due volte, in assenza però dell’autore: nel dicembre del 1711 per le nozze del figlio maggiore della Duchessa di Sanseverino, e nel luglio del 1713 per l’onomastico della figlia del Vicerè.
Il genere della serenata era allora molto in voga in Italia: veniva eseguita di sera, in giardini di case private o in teatri, senza azione scenica ma con costumi, scenografie elaborate e orchestre spesso composte da molti elementi: l’occasione era in genere una festa privata, per cui lo svolgimento dell’azione era per lo più allegro e a lieto fine. Questa serenata è quindi particolare: il dramma dell’assassinio di Aci è solo parzialmente rasserenato dalla metamorfosi finale, che riunisce l’amante-fiume con l’amata-ninfa marina.
Il libretto di Nicola Giuvo segue il testo di Ovidio, Met. XIII, vv.738-897. Ricordiamo che nella serenata manca l’azione scenica: i tre personaggi, Aci (soprano), Galatea (mezzo soprano) e Polifemo (basso) sono fermi in scena. All’inizio vi è un duetto di Aci e Galatea, che cantano le loro pene d’amore: Galatea rivela all’amato la persecuzione di Polifemo, che cerca in ogni modo di spingerla ad unirsi a lui. Mentre Aci si angoscia per la gelosia e la preoccupazione, Galatea l’avverte che sta per sopraggiungere il crudele mostro, e lo spinge a fuggire per non incorrere nella sua ira. Giunge Polifemo, che assale Galatea con la minaccia di farla sua a forza e di ridurla a chiedere pietà: ma alla fermezza della ninfa si aggiunge la difesa di Aci, che sfida il ciclope a vendicarsi di lui, lasciando libera Galatea. Nel drammatico momento in cui Polifemo afferra la ninfa, invano difesa da Aci, per violarla, l’intervento divino di Nereo/Nettuno, padre delle divinità marine, la salva riportandola in mare. Qui la ninfa disperata cerca la morte per opera dei mostri marini: questi però la risparmiano ed ella canta il suo dolore ad Aci, rimasto solo sulla riva. Mentre Polifemo sale sulla cima di un monte che sovrasta il mare, Aci convince l’amata ad uscire dalle acque per unirsi a lui. Il rivale furente assiste all’unione dei due amanti e si vendica facendo rotolare dalla cima un masso, che travolge Aci e lo uccide. Polifemo si slancia allora giù dal monte, sperando di sorprendere Galatea: ma questa, dopo averlo sfidato, si getta in mare e prega il padre di trasformare Aci in un fiume, in modo da poterne accogliere le acque quando giungeranno al mare. La metamorfosi è accompagnata dal canto di Aci che, pur lamentando il crudele destino, rinnova il suo amore e spera di riunirsi all’amata; Polifemo, nuovamente sconfitto, si unisce nel terzetto finale ad Aci e Galatea, che cantano la costanza come elemento fondamentale dell’amore.
Molto più travagliata è la vicenda delle rappresentazioni di Acis and Galatea (HWV 49a), appartenente al genere masque o pastoral entertainment (caratterizzato dalla presenza di un coro e da figure di danza), in cui l’autore riprese lo stesso tema mitologico. All’epoca della composizione Handel si trovava a Cannons, a nordovest di Londra, come direttore musicale del conte di Carnarvon, che ottenne in quel periodo il titolo di duca di Chandos. Nel maggio del 1718 ci fu la prima rappresentazione privata, con quattro cantanti e un Coro di pastori e pastorelle. Il libretto, in inglese, era opera di John Gay (più noto, in realtà, per la sua produzione satirica e parodistica, rivolta proprio contro il melodramma e il genere pastorale), in collaborazione con A.Pope e John Hugues.
Quando il musicista si trasferì a Londra, la composizione fu rappresentata per la prima volta in teatro con l’inserimento di un personaggio, Coridon, che manca nel testo originario. Poco dopo ci fu un’edizione abusiva, da parte di una compagnia che non richiese il permesso dell’autore; Handel rispose con una rappresentazione composita, in cui fuse insieme la composizione inglese con la serenata italiana aggiungendo inoltre diversi personaggi. Solo dopo il 1739 si tornò a rappresentare l’opera originaria. Da notare che nelle diverse rappresentazioni si modifica anche il ruolo di Acis, che passa da tenore a contralto castrato a controtenore (nella serenata, si è visto, il ruolo era di un soprano). Polifemo ha sempre il ruolo di basso ma, probabilmente perché non fu mai rappresentato da un cantante famoso, il personaggio non compare nel titolo.
Ci limitiamo qui a presentare il libretto originario.
Nel primo atto il Coro canta le gioie della vita a contatto della natura, libera e spensierata, mentre sia Galatea sia Aci (quest’ultimo rimproverato da Damon) contrappongono al canto del Coro la tristezza per l’assenza dell’amato. Finalmente i due innamorati si incontrano ed esprimono la loro esultanza. Nel II Atto il Coro avverte gli innamorati che sta per giungere Polifemo: il ciclope tenta di conquistare Galatea (incoraggiato da Damon che gli dà consigli galanti), ma Aci, furente, lo sfida. Benché Galatea lo esorti a fidarsi della sua fedeltà e Damon gli ricordi che la vita vale più delle gioie momentanee, Aci insiste nell’opporsi a Poliremo, che lo uccide con una pietra. Di fronte al dolore di Galatea, il Coro le consiglia di usare i suoi poteri divini per trasformare l’amato: così Aci rinasce come un fiume mormorante, piacere per i pastori; ma la fusione delle sue acque con quelle marine qui non avviene, e Galatea resta sola (Be thou immortal, though thou art not mine! II, 27).
Il modello è sempre Ovidio, ma le differenze sono molte rispetto alla serenata. Anzitutto la vicenda è estremamente semplice: dopo un primo atto privo di eventi, il secondo è rapido e lineare. In secondo luogo è accentuato il linguaggio del genere bucolico: si veda questa serie di paragoni con cui Polifemo descrive Galatea: O ruddier than the cherry/ o sweeter than the berry, / o nymph more bright/ than moonshine night, / like kidlings blithe and merry. / Ripe as the melting cluster, /no lily has such lustre; / yet hard to tame/ as raging flame, / and fiere as storms that bluster! (II, 15).
E’ evidente che si tratta di un linguaggio risalente ultimamente a Teocrito (cfr. ad es. l’idillio XI). Infine il personaggio del ciclope è decisamente composito; nelle parole con cui Galatea respinge le sue profferte troviamo connotati più omerici che ovidiani o teocritei: Of infant limbs to make my food, / and swill full draughts of human blood! (II, 16); ma nel suo comportamento è molto più mite del corrispondente personaggio della serenata: corteggia Galatea senza tentare di prenderla a forza, ascolta i consigli di Damon, e l’uccisione stessa di Aci più che una vendetta è la risposta ad una sfida del giovane. Infine, come già si è notato, la metamorfosi non riunisce i due innamorati, ma è ricondotta al motivo bucolico del locus amoenus.
1. Per Aci, Galatea e Polifemo:
Per visualizzare il libretto e l'intera partitura dell'opera (in formato pdf): http://imslp.info/files/imglnks/usimg/d/d2/IMSLP18957-PMLP44772-HG_Band_53.pdf
Esempi musicali (brevi citazioni in formato mp3):
Galatea, Aria Sforzano a piangere con più dolor
Polifemo, Aria Sibilar l'angui di Aletto
Terzetto finale del I atto, Proverà lo sdegno mio
Polifemo, Aria Fra l'ombre e gl'orrori
Numerosi brani di Aci, Galatea e Polifemo (praticamente tutta la composizione) si possono sentire su Youtube. Si tratta per la maggior parte di file audio su immagini fisse. Non abbiamo reperito filmati di riprese sceniche moderne di questa composizione di Haendel.
La composizione è stata rappresentata a Milano il 23 settembre 2008: si veda il commento apparso nel blog Il Corriere della Grisi (con in coda gli ulteriori commenti dei frequentatori del blog): clicca qui.
2. Per Acis and Galatea (libretto e partitura in formato pdf, originario vol. 3 dell'ediz. delle Händels Werke, 1858): http://imslp.info/files/imglnks/usimg/2/24/IMSLP18736-PMLP44359-HG_Band_3.pdf
Esempi musicali (brevi citazioni in formato mp3):
Sinfonia, Presto
Coro, Oh, the pleasure of this plain
Aci e Galatea, Duetto Happy we
Aci, Galatea e Polifemo, Trio The flocks shall leave the mountains
Coro finale, Galatea dry thy tears
Su Youtube si può sentire (spezzata in diversi filmati) l'intera composizione, anche qui file audio con immagini fisse o filmati di opere d'arte. Da una rappresentazione sulla scena si ha solamente l'aria di Galatea Heart the seat of soft delight nella bella interpretazione di Mayca Teba Jérez (clicca qui).
Per tornare alla home |
Per contattare la Redazione |