"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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E’ stata rappresentata il 26/8 2008 a Pesaro, nel corso del ROF (Rossini Opera Festival), l’opera Ermione, con libretto di Andrea Leone Tottola (1). La prima rappresentazione, avvenuta nel 1819 al teatro S. Carlo di Napoli con Isabella Colbran nella parte di Ermione, era stata un clamoroso insuccesso; fra le successive riprese ricordiamo quella del 1987, sempre a Pesaro, con Montserrat Caballé nel ruolo della protagonista, ruolo che in quest’ultima edizione è stato di Sonia Ganassi. (2)
Il modello del testo è l’Andromaque di Racine (1667) (3): ma il librettista innova a partire dal titolo, scegliendo come protagonista non la prigioniera troiana ma la figlia di Elena e Menelao. In effetti nella vicenda della rivalità fra le due donne per l’unione con il figlio di Achille il teatro grecoromano aveva di volta in volta messo in rilievo il dramma dell’una o dell’altra: e se l’unica tragedia pervenutaci, composta da Euripide, è intitolata ad Andromaca, ad Ermione erano intitolate le tragedie perdute di Sofocle, Livio Andronico e Pacuvio. Il drammaturgo francese aveva modificato in parte la vicenda, accentuando il motivo amoroso; Tottola lo segue con alcune varianti. La scena è a Butroto, capitale del regno di Pirro: qui vivono Ermione, fidanzata del re che lei ama appassionatamente, e Andromaca, prigioniera di guerra ma trattata con ogni onore. Pirro è innamorato di lei al punto da volerla sposare e da proteggere il piccolo Astianatte, sottratto alla morte con l’inganno: l’opera, a differenza del modello, si apre appunto con la visita di Andromaca nelle segrete, dove si trova il bambino con gli altri prigionieri. Giunge Oreste come ambasciatore dei capi greci, richiedendo la morte di Astianatte ma segretamente sperando nell’amore di Ermione. L’intreccio amoroso vede Andromaca prima rifiutare le nozze con Pirro, poi accettarle in cambio della vita del bambino, con l’intento però di suicidarsi subito dopo la cerimonia per non violare la fedeltà ad Ettore; Ermione, definitivamente respinta dal promesso sposo, propone ad Oreste di sposarlo se la vendicherà uccidendo Pirro. Ma quando Oreste giunge ad annunciarle che Pirro è stato ucciso dagli inviati greci offesi per il tradimento delle nozze con una nemica e della salvezza di Astianatte, Ermione lo respinge furente e sviene sulla scena che si chiude: variante rispetto a Racine che faceva narrare il suicidio della donna sul cadavere del nemico appassionatamente amato. Come si vede, sia Racine sia il suo imitatore hanno evitato il concubinaggio di Andromaca con Pirro e l’esistenza di un loro figlio illegittimo; il bambino su cui ruota la vicenda deve quindi essere forzatamente Astianatte, e il rischio di morte deve venire ufficialmente dai capi Greci, non dalla rivale gelosa e sterile. L’accentuazione del tema amoroso rende i personaggi (salvo Andromaca, che resta costante nella sua immobile fedeltà) più patetici e sentimentali, ma al fondo meno realistici degli archetipi grecoromani.
Qualche frammento dall'opera Aria di Oreste dall'Atto primo (Reggia abborrita) Atto primo, Scena quarta (Pirro, Oreste, Ermione, Andromaca: Non pavento) Dal Finale (Nonetto) dell'atto primo. Aria di Ermione (Di' che vedesti piangere) Molti video di arie e passaggi tratti da
passate rappresentazioni
dell'opera sono presenti su
Youtube (www.youtube.com).
Lasciamo al lettore l'onore di cercarli, in quanto spesso eliminati e
poi eventualmente reinseriti a causa di divergenze sull'uso del
copyright. Per leggere il libretto dell'opera: http://www.librettidopera.it/ermione/ermione.html oppure http://www.intratext.com/IXT/ITA2696 Il manoscritto originale di Rossini può essere letto al seg. link: https://imslp.org/wiki/Ermione_(Rossini%2C_Gioacchino) Nelle immagini: scene dalla rappresentazione di Ermione realizzata nel 1987 per l'Opera Festival Rossini
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