"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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2015-2
E’ difficile trovare una scuola, un liceo in particolare dato che è il nostro ambito, che offra tutto ciò che possa farla definire “una buona scuola”. Proviamo a dire: una scuola che faccia incontrare la realtà nella sua totalità attraverso quei frammenti che sono le discipline, viste ciascuna in rapporto alle altre e al tutto; che faccia incontrare la bellezza, usare la ragione; in cui i docenti rispettino il lavoro altrui e se possibile cooperino in una visione unitaria, o dialoghino con onestà; in cui ogni ragazzo sia accolto nella sua particolarità, aiutato a porre domande, a personalizzare il suo apprendimento e la sua crescita; in cui il riorientamento, se necessario, sia chiaro e aiutato; in cui sia possibile incontrare amici più grandi che aiutino nel cammino. Tutto il resto è un di più: FCE e teatro, musica, corsi integrativi, recupero e sostegno, DSA, gite, CL... tutto importante, tutto suggestivo, ma di contorno. In quest’ottica anche il successo universitario non è così significativo: può derivare da una selezione iniziale, o nel corso degli anni; dalla particolare insistenza su alcune materie, dall’importanza data al voto, all’esito, allo studio come teso ad un risultato. Non è detto che implichi una reale crescita, con i tempi giusti che non sono gli stessi per tutti. Insomma una scuola che educhi. Le tragiche vicende di Parigi e i commenti che si sono succeduti in Tv e nei media, francesi e italiani in particolare, non hanno messo in luce soltanto la follia dei terroristi. E’ stata identificata la civiltà occidentale come libertà di vivere la propria vita così come viene, senza renderne conto, libertà del tempo libero, delle scelte di divertimento: ma è tutto qui? È a questa libertà che educhiamo i nostri figli, i nostri allievi? È a questa fragile libertà che affidiamo la tutela del mondo in cui viviamo? In altri luoghi del mondo non ci sono solo vittime, ci sono martiri, cioè testimoni. Non ci auguriamo certo che anche qui siamo messi così alla prova, noi e i nostri giovani: ma occorre prepararli ad una responsabilità che nasca dalla domanda su di sé, ad un impegno di libertà autentica che inizia dai criteri in base a cui scegliere e vivere l’età formativa.
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