"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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Quello che veramente
conta nel nostro
insegnamento Intervento di Giulia
Regoliosi alla Cerimonia per gli 80 anni del Liceo Carducci (30 gennaio 2014) Ringrazio anzitutto il
Preside, che ho conosciuto due anni fa come presidente di maturità nel
mio liceo Alexis Carrel – un ottimo presidente, se posso dirlo -
poi i colleghi e tutti i presenti. E’ un anniversario – 80 anni
del liceo: anche se non li ho vissuti tutti per ovvi motivi anagrafici,
ne ho vissuti però una buona parte, e forse sono l’unica ad aver
festeggiato qui il cinquantenario. E mio marito, che è qui presente,
compare, quasi un bambino, in una foto di classe.
Ma
non intendo fare un memoriale. Parto invece da un fatto recentissimo, di
ieri pomeriggio. Nel mio liceo c’era un’assemblea di genitori di IV
ginnasio, quindi di ragazzi alle prime esperienze liceali. Nel preparare
l’assemblea coi colleghi della classe abbiamo deciso che la cosa
fondamentale, prioritaria, da comunicare non riguardava né il futuro,
cioè la preparazione per gli anni a venire, né il passato, benché
costituisca la maggior parte dei contenuti del classico.
Importantissimi certo, come diremo: ma prioritario è il presente
dei ragazzi, cioè la possibilità che ciò che studiano abbia ora senso e
gusto. Se questo non avviene, il rinvio al futuro è solo una cambiale in
bianco, da riscattare chissà quando e chissà se; lo studio del passato
può essere erudizione, fatica, forse noia, al più nostalgia
sentimentale. Allora il presente è cercato altrove, negli spazi fuori
scuola, nei tempi liberi che rischiano di essere una fuga affannosa. Se fin d’ora ciò che si studia ha senso e gusto
per me adesso – per me ragazzo, come
per me di età non proprio verde – allora tutto viene recuperato:
e l’asse del tempo, così importante per evitare superficialità e
dimenticanze, ritorna possibile. E si capisce che il passato è
importante perché in esso, nel mondo greco-romano in particolare,
si trova l’inizio di tutto,
filosofia e storiografia, scienze e matematica, diritto e poesia,
ricerca religiosa e annuncio ebraico-cristiano, arte e
sport; un inizio che, come diceva uno studioso tedesco,
Schadewaldt, è stato come porre l’ordito su un telaio, e su di esso ogni
epoca ha intrecciato e disfatto nuovi fili, nuove trame. Al futuro si
arriva con l’acquisizione di un metodo rigoroso che valorizza il
particolare nell’insieme, senza il quale non sarebbe possibile nessuna
professione seria. Ma allora che cosa significa senso e gusto per
me ora? Mi pare che la cosa
fondamentale sia insegnare ai ragazzi ad avere interesse per sé stessi,
cioè interrogarsi al fondo sui propri desideri e le proprie esigenze e
domande. Questo interesse a sé azzera le distanze, avvicina agli uomini
di ogni tempo, di ogni disciplina, di ogni luogo. Faccio solo un
esempio. Una delle esigenze che vediamo con più evidenza
è quella di comunicare. Non mi soffermo qui sui modi e gli ambiti, i
messaggini e le chat, i social network e le mail: questioni che ci
porterebbero lontano, ad analizzare rischi sociali e semplificazioni
linguistiche. Andiamo al fondo. Se comunicare è un’esigenza seria,
allora scopriamola. Cerchiamola nelle modalità con cui la lingua di un
popolo si è attrezzata, il come e il che cosa intende comunicare, il che
cosa omette e va capito con altri mezzi; nelle modalità con cui una
lingua è diventata un’altra lingua, più lingue diverse; nelle modalità
con cui una lingua ha creato immagini, metafore, si è adattata ad
esprimere idee nuove, idee importate, realtà che prima non c’erano; con
cui una lingua si è trasferita insieme ai parlanti, da Roma alla
Romania, dall’Inghilterra alla Nuova Zelanda. Ancora: dalla
comunicazione si passa facilmente all’uso della parola come mezzo di
persuasione: la retorica greco/romana ha individuato le più sottili
modalità di convincere, o anche di manipolare chi ascolta: comprenderlo
significa essere in grado non solo di usare la parola, ma di penetrarla
e smontarla, di scoprirne gli usi nella politica, nella pubblicità, nei
media, di essere insomma più accorti e più liberi. E al comunicare si aggiunge l’esigenza
espressiva, inventiva, con quella necessità di unire rigore e creatività
che i grandi poeti conoscono nel loro travaglio, e che tanti ragazzi
timidamente poeti è bene imparino per disciplinare la lingua e il cuore.
E sulla poesia penso che i prossimi interventi
saranno di aiuto. Grazie
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