"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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Il latino tardo
La tesi di Bonfante, citata nella precedente
nota, secondo cui già nell'età imperiale si sarebbe parlata una lingua
con molti dei tratti che caratterizzano l'italiano, non ha trovato
concordi gli studiosi. Quando si è cominciato a parlare italiano, quando
si è cessato di parlare latino? Quando, in una parola, è morto il
latino? Domande non semplici, a cui è impossibile dare risposte precise,
e che hanno visto diverse soluzioni a seconda degli elementi che si sono
presi in considerazione o privilegiati: e in sostanza domande
irrilevanti: ponendo l'accento più sulla continuità che sulla frattura,
si potrebbe rispondere che mai si è cessato di parlare latino, perché le
attuali lingue romanze non sono altro che la forma assunta dal latino
parlato nel nostro tempo e nei vari paesi, senza che vi sia stata mai
un'interruzione nella vicenda linguistica. Allora la domanda da porre è
piuttosto un'altra: quando il latino scritto e il latino parlato hanno
cessato di essere due varietà di un medesimo sistema linguistico?
Sarebbe vano tentare una risposta fondandosi solo sui fatti linguistici:
il problema va posto innanzitutto su basi culturali: la decadenza, e la
successiva morte, del latino procede parallelamente al trapasso dalla
civiltà antica verso la civiltà medievale, con un'evoluzione graduale,
più veloce in certi secoli, più lenta in altri. A fronte di una relativa
conservatività della lingua scritta sta il rapido e contuno irrompere di
parole e costruzioni nuove nella lingua parlata: col passare dei secoli,
la distanza fra le due varietà si accresce, nonostante che a partire dal
V secolo il disgregarsi dell'unità politica (e quindi il cessare della
funzione unificatrice, anche dal punto di vista linguistico, di Roma) e
la minor attrattiva che esercitano i classici pagani consentano anche
alla lingua scritta di adeguarsi almeno in parte all'evoluzione della
lingua parlata, assimilandone le novità. Col divaricarsi della forbice,
nel momento in cui le due varietà divengono due sistemi nettamente
differenziati, non solo cessa ogni possibilità di naturale dialettica da
parte della lingua scritta sulla parlata e viceversa, ma, poco o tanto,
lingua scritta e parlata divengono reciprocamente incomprensibili, se
non si ha una specifica preparazione (1).
(1) Così come oggi
una persona greca di media cultura non è in grado di leggere una pagina
di Lisia o Demostene, benché la lingua che egli parla e quella
dell'autore classico si chiamino entrambe greco: nonostante la
continuità dell'evoluzione, lingua antica, lingua moderna scritta e
lingua popolare reappresentano ormai realtà fortemente differenziate,
vasi incomunicanti fra loro, se non si ha una preparazione specifica. |
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