Latini e Germani (II)
Il più antico testo
germanico che abbia una certa estensione è la traduzione della Bibbia in
gotico (una lingua germanica orientale oggi estinta): di questa
traduzione, compiuta nel sec. IV dal vescovo ariano Wulfila, ci sono
pervenute parti abbastanza ampie, soprattutto del Nuovo Testamento. Non
mancano testi cronologicamente anteriori (le iscrizioni runiche), ma la
loro estensione è troppo limitata e il lessico che esse presentano ha un
carattere troppo ripetitivo per avere interesse dal nostro punto di
vista. Un primo elementare criterio per stabilire l’anti¬chi¬tà dei
prestiti latini nelle lingue germaniche è costituito dalla presenza del
termine nella Bibbia di Wulfila o dalla sua estensione in tutte le
lingue germaniche, indizio certo del fatto che esso è pervenuto in
territorio germanico in un’epoca in cui la circolazione linguistica tra
le varie tribù era ancora viva e vitale.
Tra i prestiti più antichi va annoverata la
parola indicante il ‘vino’, che appare come wein in gotico,
wīn
in ant. tedesco (oggi Wein) e in ant. inglese (oggi wine),
vín in ant. nordico. Senza entrare in particolari
eccessivamente tecnici, che diminuirebbero l’interesse dell’allievo, ci
limiteremo alla rilevazione di quattro aspetti culturalmente e
linguisticamente interessanti.
1. I Germani importano dall’impero romano il
vino, in quanto la coltivazione della vite è sconosciuta ai popoli
dell’Europa centrale e settentrionale: più in generale possiamo dire che
la vite è caratteristica del mondo mediterraneo, e l’uso del vino era
ignoto all’ambiente linguistico e culturale degli Indeuropei primitivi,
che usavano come bevanda inebriante l’idromele (gr. méthy, ted.
Met, ecc.): la stessa parola lat. vínum e i suoi
equivalenti in altre lingue, indeuropee e no (gr. oînos, arabo
wain, ecc.) è ripresa da lingue di culture e civiltà che
precedettero l’avvento degli Indeuropei nelle regioni meridionali
dell’Europa.
2. Già nella Bibbia gotica troviamo numerose
derivazioni dalla parola fondamentale, sego che la parola è ormai
perfettamente integrata nel tessuto della lingua: è questo un ottimo
indizio per definire l’antichità del prestito e la sua penetrazione
nell’ambiente germanico: ad es. weina-gards ‘vigna’ (con
gards ‘casa, cortile’), weina-triu ‘vite’ (con triu
‘albero’), wein-drugkja ‘ebbro’ (con un corradicale del verbo
drigkan ‘bere’, l’equivalente gotico di ingl. drink e
ted. trinken). Anche molti altri termini relativi alla
coltivazione della vite o alla conservazione del vino sono attestati in
lingue germaniche e vari elementi di natura storica, linguistica e
culturale permettono di datare questi prestiti come precristiani: p.es.
in gotico troviamo aket ‘aceto’ (e anche il ted. Essig
è una deformazione della stessa parola latina), in tedesco Keller
‘cantina’ (dal lat. cellarium) o Kufe ‘tino’ (dalla
forma lat. volgare cōpa)
o Most ‘mosto’ (dal lat. mustum) o Winzer ‘vignaiolo’
(dal lat. vinitorem): potrebbe essere il tema di una ricerca,
da farsi naturalmente con l’ausilio di un affidabile vocabolario
etimologico.
3. Come già abbiamo visto, il mondo germanico
fa da tramite per la diffusione della parola in altre culture: i termini
per ‘vino’, ‘mosto’, ‘aceto’ e altri passano nel mondo slavo (in ant.
slavo rispettivamente vino,
mŭstŭ, očĭtŭ), e da qui
eventualmente nel mondo baltico (lit. vynas ‘vino’).
4. Nelle lingue germaniche antiche la parola
per vino appartiene al genere neutro, così come il termine latino da cui
è mutuata. Nel tedesco moderno però troviamo Wein maschile. In
realtà anche nella fase antica del tedesco troviamo tracce
dell’appartenenza di wīn
al genere neutro (rōt wīn
‘vino rosso’, hwīz
wīn
‘vino bianco’). Il cambiamento di genere è dovuto a ragioni esterne. Nel
latino parlato il neutro è andato rapidamente decadendo, tanto da
lasciare nelle lingue romanze pochissime tracce della sua antica
esistenza. In particolare nella parola per ‘vino’ il passaggio al
maschile risale quanto meno ai primi secoli dell’impero: troviamo vinus
già nel romanzo di Petronio. Il passaggio della parola tedesca dal
neutro al maschile mostra dunque come siano stati duraturi i rapporti e
gli scambi linguistici tra mondo latino e germanico, tanto da favorire
un passaggio di genere che non sarebbe giustificato in tedesco, dove il
genere neutro ha continuato ad esistere fino ad oggi.
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