Poesia latina della decadenza (III)
Nuova Secondaria, 15 aprile 2002, pag. 60
Anche il secondo degli strumenti indicati
nei nostri precedenti interventi (1) si
presta ad essere affrontato secondo il taglio già enunciato. Balza
immediatamente agli occhi, appena si apre il volume, la presenza di
svariati nomi di origine germanica e di personaggi provenienti dal nord,
fino dall'Irlanda e dalla Scozia. Con la caduta dell'impero romano, il
baricentro si è spostato da Roma e dal mediterraneo verso l'Europa
centro-settentrionale: è in circostanze del genere che si avverte come
la nascita dell'Europa moderna affondi le sue radici nella cultura
classica, a cui il Cristianesimo ha aggiunto nuova linfa di vitalità e
di contenuti. Cambia il paesaggio: prevalgono i freddi nordici, e il
rigore dell'inverno è descritto vivacemente nel contrasto di Alcuino
(pag. 15) e percepito in tutta la sua durezza da Valafrido Strabone, che
così si lamenta nel suo canto d'esilio: "Frigus invasit grave
nuditatem, | non calent palmae, pedibus retracta | stat cutis,
vultus hiemem pavescit | valde severam. | In domo
frigus patior nivale, | non iuvat cerni gelidum cubile, |
nec foris lectove calens repertam | prendo quietem"
(pag. 50, vv. 13-20). Cambiano i gusti: per placare la sete non c'è più
solo il vino, ma compare anche la birra leggera (cacavis), di sapore
sgradevole e apportatrice di malinconia ("crudelis bestia ...
nec gustu facilis, nulli potabilis ipsa ... laetitiam
removet tristitiamque gerit": Sedulio Scoto, pag. 62) Cambiano i
personaggi: non sono più le figure dei miti ad essere protagoniste,
bensì Sant'Orsola o la Vergine Maria, e l'argomento dei carmi trae
spunto da episodi biblici (p. es. pag. 152, il lamento di Israele per
Sansone scritto da Abelardo). Cambiano le forme metriche: accanto agli
esametri, ai distici elegiaci, ad altri metri della tradizione classica
si trovano forme completamente nuove, versi rimati, sequenze
intervallate da ritornelli.
Ma, al di là di questo, si avverte ben preciso il senso di una
continuità: la fede cristiana non impedisce, ad esempio, di richiamare
le figure della mitologia pagana, o di attribuire al Dio cristiano o a
Cristo stesso epiteti precedentemente attribuiti a Giove ("Christi
pietas tonantis" in Valafrido Strabone, pag. 54): un esempio
cospicuo di questo tendenziale sincretismo culturale, che non mette
comunque mai in dubbio l'adesione al messaggio cristiano, si può leggere
nel breve componimento anonimo tratto dai Carmina Cantabrigensia
(riportato a pag. 106), in cui il destinatario del brano (pederotico!) è
paragonato a Venere, e sul suo viaggio è invocata la protezione delle
Parche, di Nettuno e di Teti, oltreché, beninteso, quella di Dio ("archos
te protegat, qui stellas et polum | fecit et maria condidit et
solum").
Ma pur nella ricchezza di contenuti nuovi, sono le forme e le modalità
espressive precedentemente elaborate dal mondo romano a farsi
continuamente sentire. Alcuino di York lamenta che si sia allontanato
dalla sua scuola un giovane discepolo, chiamato "il cuculo": i
Versus de cuculo (pag. 12-15) hanno la forma dell'ecloga
virgiliana, e al giovane stesso viene conferito il nome convenzionale di
Dafni; non diverso è l'atteggiamento del carme in cui Primavera e
Inverno espongono alternativamente i loro pregi in un dialogo esametrico
nel quale ogni battuta dei due dialoganti consta di tre versi ("adlusit
terno modulamine versus"): convenzionale la scena dei pastori, che
a primavera scendono dai monti per celebrare il cuculo, convenzionali i
nomi dei due pastori (il giovane Dafni e l'anziano Palemone), mentre
nella chiusa, col vibrato invito al cuculo perché ritorni, riecheggia
trasfigurato il motivo già menzionato nel carme precedente.
Proporre la lettura di questi brani non è solamente un obbligo che
discende da un elementare senso di giustizia nei confronti di un'epoca
ingiustamente censurata. Si suole parlare di decadenza (ed è termine del
tutto improprio se applicato alla letteratura) o quanto meno di
transizione, dando a questo termine una valenza negativa (qualcosa di
mediocre fra un positivo precedente e un positivo successivo). In realtà
si dovrebbe parlare di continuità. Proporre questi testi (con ovvio
senso della misura e sempre pronti a valutare obiettivamente e
serenamente il diverso valore poetico dei vari brani) significa
allargare l'orizzonte culturale dei ragazzi, mostrare come un tenue
filo, comunque mai interrotto, colleghi l'esperienza letteraria antica
con la nostra, così che lo stesso mutare degli scenari storici e
linguistici costituisce non il dato primario, bensì un evento tutto
sommato contingente e accidentale all'interno di un prolungarsi
ininterrotto di motivi poetici e di modalità espressive che, in una
cangiante varietà e in un continuo ricrearsi e riflettersi, collegano
l'antica Roma (e, più a monte, la Grecia, che dell'esperienza romana fu
modello e ispiratrice) alla nostra cultura europea ed occidentale.
(1) Poesia
latina medievale, a cura di Gianna Gardenal, Milano, Mondadori
(Collana Oscar Classici), 1993.
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