E così il Ministero ha
accolto
per la seconda prova di maturità del classico la proposta Bettini,
vecchia
ormai di due anni e che aveva a suo tempo suscitato diverse obiezioni.
I mulini
del Ministero sembrano macinare lentamente, ma l’esito purtroppo non è
il
compiersi della giustizia di Dio (neppure quella di Zeus, anch’essa
lenta): è
il venir alla luce di un percorso sconosciuto ai più. Ne è prova il
fatto che
la più importante rivista del settore pubblica in questi giorni, sine
glossa,
il commento alla seconda prova dell’ultima maturità, una pubblicazione
che
risulta intempestiva e che dimostra come neppure quella rivista, in
genere
aggiornatissima sulle innovazioni ministeriali proposte o in fieri,
era
al corrente del cambiamento.
Non possiamo che
ribadire
quanto detto a suo tempo e sostanzialmente ripreso in diversi ambiti:
rimandiamo in particolare agli Atti del convegno Nella
complessità
odierna con il latino e il greco, tenutosi a Milano il 13 gennaio
di quest’anno
a cura della Fondazione Vasilij Grossman. Il lavoro di interpretazione
e
ricodificazione di un testo costituisce una prova complessa, che
richiede
conoscenze linguistiche e metalinguistiche, capacità di analisi e
sintesi,
rispetto dell’autore e creatività, pazienza e attenzione nell’utilizzo
del
tempo, uso prudente dello strumento del dizionario; si tratta di un
tipo di problem
solving che non ha eguali nella scuola, perché sempre nuovo e non
ripetitivo.
Troppo difficile, si
dirà e si
è detto; troppo riduttivo, sembra implicare l’innovazione, che aggiunge
domande
di spiegazione di vario tipo. Ed è già interessante che i giudizi siano
in
opposizione fra loro. La difficoltà c’è e c’è sempre stata: chi scrive
ricorda
gli esiti delle versioni nella sua classe e nelle classi dei molti
allievi e
dei molti maturandi: e va detto che negli anni ’50/’60, considerati
abitualmente come molto seri, le versioni di maturità erano più
semplici e più
brevi di quelle degli ultimi anni, più realistiche cioè e più adeguate.
Ma
nelle conversazioni con gli ex-allievi emerge sempre il valore di una
prova
impegnativa e per ciò stesso formativa: il valore dell’acquisizione di
un
metodo di affronto della realtà, dello studio universitario, della
professione,
attento al particolare e capace di inserirlo nella totalità. Non c’è
studente,
qualunque fosse la sua situazione scolastica in latino e greco, che non
riconosca con gratitudine di averne tratto una forma mentis, la
competenza di intervenire nei diversi ambiti del vivere. Nei colloqui
con
genitori e ragazzi di terza media emerge sempre questo desiderio,
questa
intenzione: entrare in un tipo di scuola che insegni un metodo e un uso
della
ragione.
Troppo riduttivo? La
traduzione
ha una sua autonomia: ciò che si è capito a partire dal testo dato e da
quanto
si sapeva, ciò che si conosce della lingua di partenza e d’arrivo è già
implicato nel prodotto finale. Inutile chiedere spiegazioni
linguistiche
ulteriori; inutile chiedere notizie culturali che hanno il loro posto
nella
prova orale; assurdo e pericoloso chiedere un commento improvvisato.
La questione ultima
però è
ancora un’altra. Noi studiamo il latino e il greco non per parlarlo
(siamo
sempre stati contrari al metodo natura) e neppure ultimamente per
fornire
un’abilità: questa di cui abbiamo parlato è l’esito, non lo scopo
ultimo. Lo
scopo è incontrare un mondo di grande cultura, umanità e bellezza nelle
lingue
in cui si è espresso: svilire la prova finale non può non avere una
ricaduta
nel lavoro dei cinque anni precedenti: lo si è visto per le varie
tipologie di
prima prova propinate in questi anni, che hanno reso sempre più
difficile
insegnare un serio lavoro di scrittura. Già in questi giorni ci si
chiedeva: ma
facciamo fare ancora versioni a casa e in classe? Dobbiamo modificare
tutto il
lavoro linguistico? Poche righe spiegate e qualche domandina?
E
infine: dal 1999 la logica
ultima dell’Esame di Stato era la valorizzazione del lavoro fatto in
classe,
dichiarato come contenuti e metodo nel Documento del 15 maggio. Gli
esterni che
preparavano le domande di terza prova erano tenuti a rispettare quanto
detto ed
esemplificato dai docenti di classe. Come saranno le domande del
ministero?
Come verrà rispettato il lavoro scolastico?