"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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2014-2
In un
romanzo della scrittrice anglosassone Anne Perry un giovane appassionato di
storia e di studi classici critica così suo fratello: “(He) sees time like a
series of little rooms, allo without windows.
If you are in today, then that’s all that exists.
I see it all as a vast whole” Vede il tempo come una serie di stanzette,
tutte senza finestre. Se oggi ci sei dentro, allora è tutto ciò che esiste.
Io vedo tutto questo come un grande insieme (A.Perry, The Silent Cry,
1997, pag. 115).
“A
vast whole”, un grande insieme, è l’immagine che per noi è il
contenuto del liceo classico, e non solo per le nostre materie. Il senso
della storia sotteso a molta parte delle discipline dà allo studente una
profondità e un respiro straordinari, un interesse per il particolare nel
suo nesso con la totalità del reale. “Any day is as important and as real
as any other” (Qualunque giorno è importante e reale come
qualunque altro, ibd.), prosegue nel libro il giovane, con una sua
rilettura del carpe diem oraziano che abbraccia l’oggi e ogni
frammento di realtà della storia.
Crisi
del classico, Buona Scuola, RAV, CLIL, maturità che cambia o resta, test
universitari che ci sono o forse no… sono tutte parole d’ordine con cui ci
stiamo confrontando per poter conservare uno spazio culturale ed educativo
in cui continuiamo a credere ed operare.
Contribuisce in questo anche il recente intervento del Papa a
Strasburgo il 26 novembre scorso. Nel ricordare il progetto politico dei
padri fondatori dell’UE, Francesco sottolinea come centrale la fiducia
nell’uomo, in quanto persona dotata di una dignità trascendente: e
citando anche il discorso di Giovanni Paolo II all’Assemblea del Consiglio
d’Europa (8 ottobre 1988) afferma che il pensiero europeo (è)
contraddistinto da un ricco incontro, le cui numerose fonti provengono dalla
Grecia e da Roma, da substrati celtici, germanici e slavi, e dal
Cristianesimo che li ha plasmati profondamente dando luogo proprio al
concetto di persona. Più avanti utilizza la celebre immagine di Platone
e Aristotele nell’affresco di Raffaello: Il primo con il dito punta verso
l’alto, verso il mondo delle idee, potremmo dire verso il cielo; il secondo
tende la mano in avanti, verso chi guarda, verso la terra, la realtà
concreta. Mi pare un’immagine che ben descrive l’Europa e la sua storia,
fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica
l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo
europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di
affrontare le situazioni e i problemi. Parlando invece al Consiglio
d’Europa, Francesco ha usato l’immagine tradizionale dell’albero dalle
profonde radici, originalmente però prendendo spunto da un particolare testo
poetico, Il pioppo di Clemente Rebora: in un certo senso possiamo
pensare all’Europa alla luce di questa immagine. Nel corso della sua storia
essa si è sempre protesa verso l’alto, verso mete nuove e ambiziose, animata
da un insaziabile desiderio di conoscenza, di sviluppo, di progresso, di
pace e di unità … Per camminare verso il futuro serve il passato,
necessitano radici profonde, e serve anche il coraggio di non nascondersi
davanti al presente e alle sue sfide. Servono memoria, coraggio, sana e
umana utopia.
Non
siamo certi che l’UE cui Papa Francesco si riferisce sia davvero così: più
volte da queste pagine ne abbiamo criticato l’incapacità di accettare il
passato, di fondarsi su una storia piena di luci e ombre, ma solida nei
riferimenti agli apporti importanti da cui è nata e si è sviluppata, come
ricordano entrambi i Papi citati
(e vorremmo unirvi con affetto e riconoscenza anche Benedetto XVI). Ma c’è
in Francesco stesso memoria,
coraggio, sana e umana utopia: quella fiducia nell’uomo senza cui non si
può costruire la storia, come non si può pensare di educare i nostri
ragazzi.
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