"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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2002-1
Il vivo interesse che tutti condividiamo per il mito grecoromano non può farci dimenticare che i personaggi biblici sono presenti nell’arte, nella musica, nella letteratura di ogni paese, e in particolare popolano la Divina Commedia almeno quanto i personaggi mitici e storici. Eppure non sembra esserci uno spazio nella scuola per conoscerli. L’insegnante di religione ha un orario troppo limitato per poter effettuare ampie letture bibliche, e comunque si rivolge solo a una parte dei ragazzi; l’insegnante di greco avrebbe teoricamente nel suo programma sia la traduzione dei Settanta sia il Nuovo Testamento, ma il momento per affrontare questi argomenti è troppo a ridosso della fine della terza perché siano anche solo accennati: e inoltre nel poco tempo a disposizione altri sono gli aspetti di fondo da preferire; l’insegnante del biennio, che ha nel programma di storia anche la storia ebraica e i suoi documenti, si è visto ampliare enormemente il programma, così da ridurre inevitabilmente lo spazio dedicato ai popoli “storicamente meno rilevanti”. Che fare? Non ci pare solo un problema d’erudizione, anche se l’ignoranza delle vicende è scandalosa: ci pare in gioco la sottolineatura dell’importanza della Bibbia come testo-base della nostra cultura, se non altro alla pari con i poemi omerici: come non è richiesto a nessuno studente di credere in Zeus per conoscere la mitologia greca, e d’altro canto gli si richiede invece di accostarvisi col rispetto e l’attenzione di chi incontra fatti e figure esemplari, con cui tutto un popolo si è misurato e in cui si è riconosciuto, così dovrebbe essere possibile far incontrare con libertà e rispetto anche le figure bibliche, espressione del popolo ebraico e del popolo cristiano. Anche l’insegnamento della storiografia greco-romana potrebbe trovare utilità in un raffronto (sul senso della storia e della storiografia, sugli scopi e i metodi) con i libri storici della Bibbia, vale a dire con l’unica altra testimonianza di un interesse per la conservazione della memoria degli eventi; senza dire che gli eventi sono in gran parte intrecciati con quelli tramandati in occidente: tutta la storia ebraica è storia di rapporti con gli stessi popoli che costituiscono la materia delle Storie di Erodoto, della Ciropedia di Senofonte, nonché fonte essenziale per le vicende dei diadochi nei testi più recenti. Non ci sembra di avere per ora molte risposte da dare. Un’ipotesi potrebbe essere quella di organizzare un progetto, magari utilizzando il 15%, che coinvolga più insegnamenti, ad esempio lettere al ginnasio, italiano, latino e greco, religione, arte, anche storia e filosofia, o musica dove c’è un ampliamento in tal senso: l’obiettivo è la conoscenza del testo biblico e della sua presenza nella nostra cultura. Certo, è necessario un gruppo di docenti non solo preparati e motivati, ma anche rispettosi: ci accorgiamo che l’idea è impegnativa e rischiosa. Ma forse si potrebbe tentare. Naturalmente chi avesse già esperienze in tal senso è pregato di farcene partecipi.
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