Nelle scorse
settimane si è svolto a Santiago del Cile il convegno biennale di studi
classici: un convegno tipicamente neolatino, cui partecipano
sudamericani e italiani, a volte portoghesi, e i relatori parlano
ciascuno nella propria lingua. E’ sempre impressionante trovarsi
dall’altra parte del mondo, fra le Ande e l’Oceano Pacifico, a parlare
e ascoltare di φύσις e natura, di Omero e Platone, dei tragici e di
Teocrito. Si crea un senso di unità non solo intellettuale, un legame
di origini e humanitas ogni volta stupefacente.
C’è
però un altro aspetto. Abbiamo chiesto ai docenti universitari qual è
lo sbocco professionale dei loro studenti: ci rispondono che sperano
abbiano la possibilità di proseguire come ricercatori, altrimenti
andranno nelle scuole (si ridurranno, sembrano dire) a insegnare altro.
Uno
studio specialistico, quindi, senza incidenza sulla scuola: questo
implica la non incidenza sugli studi successivi, la non creazione di
una forma mentis, una modalità di lavoro, un metodo. Ma anche
un’assenza nella società della storia cui tutti noi “occidentali”
apparteniamo; come poi possa sopravvivere senza radici nelle università
è quasi un miracolo.
Sappiamo
che questo non avviene solo in Chile: sempre più la cultura classica è
emarginata nelle scuole. Per questo è necessario valorizzare ogni
tentativo che ne presenti l’importanza. In gennaio ci sarà a Milano un
convegno proposto da un ex studente di liceo classico ora docente
universitario di altra disciplina: scopo del convegno, fatto proprio da
docenti universitari e liceali operanti non solo in Italia, è mostrare
l’importanza dei nostri studi per comprendere il presente e aggirarvisi
in modo efficace: al logos, cioè alla scoperta e all’uso
consapevole della ragione, si aggiunge la valorizzazione della sophìa,
quella complessa dote che tanta parte ha nella storia della cultura
greca, capace di agire creativamente sulla realtà.
Altri
segni positivi vengono allo scoperto: la ripresa di corsi di latino o
di cultura classica nella scuola media, ad esempio, se a volte risponde
ad esigenze di mercato o a preoccupazioni anche eccessive dei genitori,
può tuttavia avere un’utilità non solo orientativa e non solo
finalizzata a facilitare i futuri liceali: sappiamo di progetti
interessanti, rivolti a far incontrare una civiltà che la riforma ha
eliminato dalla secondaria di primo grado sopprimendo la storia antica.
Proseguono anche gruppi di lavoro fra insegnanti, con un ampio spettro
che va dalle letture comuni ai tentativi editoriali. C’è un mondo di
classicisti che vive e si muove, con pazienza e senza sfiducia.