"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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2005-2
Dalla
speranza infatti fummo salvati (Ps. 122, 2-3)
Non è un caso che in questo numero abbiamo
deciso di pubblicare una raccolta di passi biblici e patristici sulla
speranza, scelti trentacinque anni fa per desiderio di d. Giussani. Senza la
speranza nessuna opera – come nessuna vita – può vivere e crescere. Così il
fatto di festeggiare un anniversario, di continuare ad esserci come rivista,
e prima ancora come amicizia e
ὁμόνοια
fra molti che vi hanno partecipato e
collaborato, è un segno importante di una vita fondata sulla speranza.
Questo il mondo antico, a cui pure tanto
dobbiamo, non ce l’ha insegnato. È pur vero che la speranza è l’unica cosa
che resta nel vaso dopo il gesto con cui Pandora obbedisce agli ordini
pesanti di Zeus: ma a che serve quest’unico effimero bene dopo che tutti gli
altri sono stati gettati, e il male è penetrato nel mondo come privazione
del bene? Anche Prometeo si vanta del dono fatto agli uomini, cieche
speranze: ma i vivi di un giorno possono fruirne solo come di
illusioni, per credere in una vita aperta ad un futuro che non c’è. Con
esplicita consapevolezza dirà Orazio: spatio brevi / spem longam
reseces; e Seneca affermerà che noi possediamo solo il nostro
passato, se non lo smarriamo per un eccesso di attivismo o non vi rinunciamo
per vergogna: sul presente e sul futuro non possiamo contare.
Solo una promessa già provata può garantire
la speranza: ma nel mondo pagano l’unica voce in tal senso è quella di
Virgilio:
O socii (neque enim ignari sumus ante malorum)
o passi graviora, dabit deus his quoque finem.
. . . . . . . . . . . . . .
Per varios casus, per tot discrimina rerum,
tendimus in Latium, sedes ubi fata quietas
ostendunt: illic fas regna resurgere Troiae.
Durate et vosmet rebus servate secundis.
Dabit deus:
è la straordinaria certezza di
un pagano di cui i secoli successivi hanno indagato con stupore la
misteriosa preveggenza. Con stupore, perché unica.
Noi viviamo di una speranza che non viene
meno, fondata su una promessa già compiuta, che è già visibile. Per questo
vale ancora la pena di operare: non per l’attesa della riforma (o del suo
capovolgimento) e neppure per la pensione (che per i più vecchi di noi non è
lontana).
Grazie a tutti.
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