A. Skrjabin
Prometeo, Poema del fuoco
Il Prometeo.
Poema del fuoco del compositore russo Alexandr
Nikolaevič Skrjabin (Mosca 1872-1916) fu composto nel 1910 e presentato
per la prima volta al pubblico a Mosca il 2 marzo 1911. La
composizione, come appare dalla prima edizione (Berlino-Mosca 1911), ha
il titolo [Scriabine] Prométhée: le poème du feu ; pour grand
orchestre et piano avec orgue, choeurs et clavier à lumières, e si
presenta come Op. 60 del catalogo delle composizioni di Skrjabin.
Banché talora indicata anche come Sinfonia n. 5, essa si colloca nella
tradizione del poema sinfonico ottocentesco assai più che in quella
della sinfonia, almeno nel senso tradizionale del termine.. L'immagine
del dio, disegnata dall'amico Jean Delville e inserita nell'edizione
originale della partitura, segna invece il nome di Prometeo in russo e
latino, Prometej/Prometheus. Alla base del Prometeo vi è
un complesso progetto, non solo musicale, che coinvolge molti aspetti
della difficile e tormentata personalità del musicista,
generalmente considerato come il più importante compositore simbolista
russo. L'originalità delle sue idee ne fa una personalità vista e
seguita con interesse sia dai contemporanei sia dalle generazioni
successive, ma sostanzialmente isolato: non vi sono negli autori
successivi apprezzabili riferimenti al suo stile, anche da parte di
amici e colleghi che hanno condiviso parti importanti degli anni di
studio o di attività (come p.es. Rimskij-Korsakov). Anche il suo debito
nei confronti della tradizione precedente o della musica contemporanea
è modesto: se si esclude qualche occasionale reminiscenza wagneriana
(soprattutto nella strumentazione), Skrjabin mostra una assoluta
originalità nel plasmare ilsuo poema sinfonico.
Innanzitutto va precisato che per
Skrjabin, legato alle dottrine teosofiche che da Oltreoceano si stavano
diffondendo in Europa, l'interesse principale non è costituito tanto
dalle vicende del mito di Prometeo (il titolo stesso del brano,
puntando più sull'idea del fuoco, lo suggerisce), quanto dalla figura
stessa del
protagonista, rappresentato come l'arciribelle o arcinemico, alla pari
di Satana o Arimane o Lucifero o altre figure che hanno sfidato
apertamente la divinità(1). Il
suo Prometeo, più che una
rievocazione musicale dei diversi momenti della vicenda, è un ampio
affresco cosmogonico che traccia la storia dell'umanità nelle sue varie
fasi, dal caos primigenio fino a una visione dell'umanità vittoriosa,
con lo spirito che prevale sulla materia destinandosi poi a dissolversi
in una specie di nirvana.
Oltre allo sfondo ideologico da
cui è sostenuto (l'autore vorrebbe scrivere una musica che non fosse
solo musica, ma coinvolgesse l'ascoltatore in un'esperienza mistica e
si presentasse come una rivelazione), nel Prometeo Skrjabin
tenta l'applicazione delle sua teorie della sinestesia. Nella
convinzione, peraltro condivisa anche da altri autori legati al
movimento teosofico, che le varie tonalità della musica possano evocare
nell'ascoltatore immagini e colori differenti, aveva elaborato l'idea
di uno strumento a tastiera (clavier à lumières) che doveva
proiettare nella sala fasci di luce di diverso colore per sottolineare
la diversa atmosfera creata in ogni momento dal testo musicale. Ogni
tono è legato a un colore secondo uno schema indicato da Skrjabin
stesso (e premesso alla partitura) ordinato secondo il circolo delle
quinte. In realtà il musicista non riuscì mai a vedere dal vivo
l'effetto di questa innovazione, perché nessuno dei tentativi, messi in
atto da amici e inegneri a lui legati, di realizzare un apparecchio
adatto allo scopo ottenne la sua approvazione. Bisogna arrivare fino
alla seconda metà del secolo XX per vedere realizzato il clavier
à lumières. Nella partitura la parte del clavier à lumières
(indicato in italiano con luce) è rappresentata da un rigo in
chiave di sol collocato all'estremità alta della partitura: nel rigo
sono presenti due "voci", una più elevata, che indica la luce che
illumina la sala e che si mantiene a lungo nella stessa posizione, e
una più bassa e più mossa, che sottolinea i cambiamenti di tonalità che
subentrano man mano nel procedere dell'esecuzione.
Il Prometeo richiede un
organico ochestrale molto ampio, e precisamente:
- ottavino, 3 flauti, 3 oboi,
corno inglese, 3 clarinetti (Si♭), clarinetto basso (Si♭), 3 fagotti,
controfagotto
- 8 corni (Fa), 5 trombe (Si♭), 3
tromboni, tuba
- timpani, grancassa, piatti,
tam-tam, triangolo, tamburo, glockenspiel (per 2 orchestrali), campane
tubolari
- pianoforte, organo o armonium,
celesta, 2 arpe,
- archi
- tastiera per luce (clavier à
lumières [ad lib])
Inoltre è richiesta, anche se
indicata come noon obbligatoria, la presenza di un Coro a quattro voci
(soprani, alti, tenori, bassi).
Partendo dalla convinzione che il
nucleo musicale originario corrisponda alla concatenazione di
quarte
la-re# sol-do# fa#-si
(un accordo perfetto, uno
aumentato e uno diminuito), Skrjabin apre la composizione con l'accordo
in cui compaiono tutte queste note: un lungo tremolo in cui sono
variamente distribuite fra molti strumenti. L'accordo (cosiddetto accordo
mistico) dovrebbe rappresentare il caos originale, l'inizio prima
di tutto. Poco dopo l'inizio quattro corni enunciano il tema del
principio ceativo, immediatamente fatto proprio da un fagotto e poi via
via dagli altri legni.
L'atmosfera è ancora incerta. La
partitura prescrive "Lento. Brumeux": è usuale in tutto il poema
sinfonico la prassi di associare all'indicazione anagogica tradizionale
un termine francese indicante non tanto il ritmo, quanto l'atmosfera
evocata dai vari passaggi. Questo modo di procedere indica (come si
vede anche semplicemente dal numero delle indicazioni) la volontà del
compositore di evitare travisamenti, di orientare momento per momento
l'ascoltatore e di avere delle esecuzioni il più possibile fedeli allo
spirito della partitura.
Alla battuta 21 (plus animé)
tre trombe con sordina fanno risuonare quattro accordi dissonanti, al
termine dei quali la quarta tromba, senza sordina e con l'indicazione impérieux,
introduce un forte tema ascendente che sarà poi ripreso nel corso dello
svolgimento. E' il tema della volontà, e
segna il momento in cui il
fuoco viene consegnato sulla terra. Poi subito dopo si passa a un
momento di calma elegiaca con un fraseggio melodico dei flauti (contemplatif).
Con la battuta 30 (peu à peu
animé) entra il pf. L'imitazione, da parte degli
archi, delle
terzine con cui esso si presenta sembra rispecchiare una formula di
benvenuto. In realtà per tutto il corso successivo della composizione
la parte del pf. si mantiene costantemente indipendente. Benché esso
sia formalmente subordinato all'insieme orchestrale (vale a dire che
non gli è riservata una parte solistica), il pf. procede per conto
proprio con un fraseggio nervoso, fatto di interventi brevi e secchi
impreziositi da abbellimenti, arpeggi, virtuosismi. Come scrive Faubion
Bowers nell'introduzione alla partitura (ediz. Eulenberg, London, 1979)
il pianoforte rappresenta l'uomo, mentre l'orchestra rappresenta il
creato: un microcosmo immerso in un grande macrocosmo. Al tema proposto
dal pf. l'Autore dà nome di Ego.
Il poema sinfonico procede poi con
una grande varietà di toni e di episodi, che vanno dal melanonico al
gioioso, dal mistico all'allucinato (non mancano indicazioni come belliqueux,
ourageux, batt. 236-237), dal sereno al sensuale (l'eros come
partecipe del processo creativo all'inizio del mondo, con una
concezione che si ritrova anche nel mondo greco). L'armonia procede
sempre in bilico fra dissonanze molto aspre e timide reminiscenze
dell'armonia classica.
Con la batt. 151 il pf. interrompe
una delicata melodia del violino solista (dolcissimo) ed espone
il tema dell'Ego fino ad esaurirlo: dopo un breve passaggio la prima
tromba interviene (mp dolce) con due squilli che vanno
interpretati come ja esm 'io sono'. E'
l'afffermazione della
presenza dell'io, che si fa via via più intensa, anche attraverso il
progressivo accrescersi della sonorità nella parte successiva del
poema, in cui si accentua anchein maniera sempre più intensa il
carattere gioioso o addirittura trionale. Tutti i mezzi a disposizione,
compreso un uso anche intenso di passaggi solistici, soprattutto degli
archi,
dell'orchestra sono impiegati per sottolineare questa nuova dimensione
legata alla conquista vittoriosa. Con la batt. 451 (extatique)
fa la sua comparsa la voce umana: nessun testo però viene intonato, e
il coro si limita a vocalizzi ora a bocca chiusa ora a bocca aperta,
oppure a qualche vocalismo.
Alla batt. 512 comincia la parte
finale, con la
Danza degli atomi, che ha un carattere di marcia
trionfale fortemente ritmata (prestissimo) che termina con un
accordo perfetto sulla triade di fa#, primo e unico accordo perfetto in
tutto il corso dell'opera. Nello schema di Skrjabin questo accordo
corrisponde all'idea di Creatività e al colore blu.
(1) Anche la raffigurazione di Prometeo posta
all'inizio della partitura (vedi figura) dà un'immagine più luciferina
che corrispondente alle tradizionali rappresentazioni del mito che si
hanno in epoca antica o moderna.
Ampie notizie su Skrjabin e rinvio a ricco materiale bibliografico nel
sito dedicato al compositore e curato da Luigi Verdi: clicca
qui.
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