"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI) "La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)
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A futura memoria
Alcune mozioni approvate negli incontri di Zetesis
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17 maggio 1992
All'attenzione
dell'onorevole Signor Ministro
della Pubblica Istruzione
I docenti delle scuole superiori e dell'università partecipanti all'incontro
organizzato da Zetesis il giorno 17 maggio 1992 a Milano esprimono le seguenti
considerazioni in merito al progetto di riforma della scuola media superiore
avviato nella precedente legislatura per iniziativa dell'on. Brocca e del sen.
Mezzapesa.
1. Poiché ritengono che l'Italia sia tuttora uno stato di diritto e una
democrazia, non sembra loro accettabile l'idea, avanzata anche in sedi
ministeriali, per cui un progetto impegnativo e di ampio respiro, che coinvolge
l'intiera struttura della scuola superiore e tocca pertanto nodi d'importanza
cruciale anche in rapporto allo sviluppo stesso della nazione, possa essere
approvato attraverso atti amministrativi e sperimentazioni forzate, anziché
attraverso un lungo e approfondito dibattito parlamentare e il necessario
apporto delle istituzioni culturali e professionali.
2. Fanno rilevare come la mancata rielezione dell'on. Brocca e del sen.
Mezzapesa, nonché di altri eterni ragazzi che sono rimasti tenacemente
abbarbicati a posizioni veterosessantottine nel sostenere proposte di riforma
scolastica od universitaria, non può non essere considerata come un'aperta e
palese sconfessione della linea di politica scolastica fin qui perseguita.
3. Presa visione dei programmi di latino e greco per il triennio, esprimono non
solamente un giudizio totalmente negativo sull'impostazione scientifica e
didattica del progetto, ma anche il proprio stupore per la palese frettolosità e
superficialità con cui è stato redatto il progetto medesimo, non rispondente
alle esigenze del mondo scolastico e del tutto impraticabile da un punto di
vista meramente operativo.
4. Formulano l'auspicio che con l'avvio della nuova legislatura e con la ripresa
dei lavori parlamentari si operi nei confronti della scuola su basi più serie e
circostanziate, con un apporto di studiosi e di operatori scolastici più vasto
di quello che ha portato al sopraricordato progetto e con l'ascolto responsabile
e onesto di tutte le voci contrarie che si sono levate e si levano da ogni
livello di scuola.
5. Richiamano infine il diritto obiettivo degli scriventi, come cittadini
italiani, di essere governati ed amministrati da persone oneste e competenti, e
rifiutano radicalmente l'idea che il Ministero della Pubblica Istruzione divenga
oggetto di scambio e debba essere considerato un incarico di ripiego nel quadro
di una lottizzazione partitocratica i cui effetti nefasti si sono fatti sentire
in modo del tutto negativo, per ciò che riguarda l'ambito scolastico,
nell'ultimo scorcio di legislatura.
29 maggio 1994
MOZIONE APPROVATA AL TERMINE DEL
CONVEGNO DEL 29 MAGGIO 1994
I docenti delle scuole superiori e dell'università partecipanti all'incontro
organizzato da Zetesis il giorno 29 maggio 1994 a Milano, mentre salutano il
nuovo Ministro della Pubblica Istruzione e auspicano che la novità della
composizione politica dell'attuale governo comporti anche una capacità di scelte
politiche coraggiose nei confronti della scuola esprimono le seguenti
considerazioni:
1. Si augurano che non abbia ulteriore corso il progetto di riforma della scuola
secondaria superiore così come approvato dal Senato della Repubblica durante la
scorsa legislatura;
2. Si augurano che un eventuale provvedimento che innalzi l'obbligo scolastico a
sedici anni non vanifichi di fatto la possibilità di acquisire solide e
specifiche conoscenze professionali in cicli scolastici di breve durata;
3. Si esprimono contro una prospettiva, comunque camuffata, di biennio
secondario unitario o unico che non tenga adeguatamente conto delle differenti
capacità e opzioni dei singoli, creando così le premesse per situazioni di
frustrazione con elevati tassi di abbandono e di mortalità scolastica;
4. Auspicano che, una volta constatato, dopo una ormai pluriennale esperienza,
il carattere inefficace e pretensioso della scuola media inferiore, si operi
coraggiosamente per una profonda revisione dei programmi e dei metodi di questa,
anziché assumerla a modello per un futuro progetto di riforma della scuola media
superiore;
5. Affermano l'imprescindibile importanza, nell'attuale situazione, della
cultura umanistica e chiedono che essa non venga di fatto emarginata anche
attraverso l'imposizione di un monte ore complessivo eccessivamente alto e privo
di coerenza interna;
6. Chiedono che nell'elaborazione di futuri progetti di riforma venga accolto o
stimolato il parere di tutte le associazioni professionali degli insegnanti e in
particolare di quelle attive da anni in ambiti didattici specifici.
11 dicembre 1994
I docenti liceali
ed universitari riuniti a Milano per il consueto Convegno autunnale di Zetesis
esprimono il proprio parere riguardo alla situazione della scuola italiana nei
seguenti termini.
Differentemente da quanto finora avvenuto, ritengono del tutto inutile produrre
un documento contenente proposte, precisazioni, giudizi, in quanto:
non hanno avuto né da parte del Ministro né da parte di suoi funzionari
riscontro alcuno i nostri precedenti interventi, nonostante avessero alle spalle
anni, e talo-ra decenni, di presenza appassionata e partecipe nella scuola,
anche in situazioni difficili, da persone capaci di testimoniare nel concreto
del lavoro il proprio interesse per la crescita umana e l'educazione delle
giovani generazioni;
l'attuale politica scolastica non sembra sorretta da nessun piano razionale, né
consivisibile né criticabile: frammentaria e piena di contraddizioni, essa è
semplice-mente affidata alle improvvisazioni confuse e velleitarie di un
Ministro che fa della propria ispirazione personale il criterio dell'azione;
non sembra esservi da parte del governo interesse alcuno nei confronti della
scuola, ed anche il Parlamento non pare sensibile più che tanto ai problemi
scolastici: le votazioni frettolose e plebiscitarie, in una piena e assoluta
confusione di ruoli fra maggioranza e opposizione, sono la prova più evidente di
questa scarsa consapevolezza dei nostri eletti;
riesce difficile concepire questo modo d'agire come democratico: mozioni e
proteste da parte dei soggetti più precisamente impegnati nella scuola sono
state completa-mente ignorate da chi ha le maggiori responsabilità poli-tiche:
questi tengono conto solamente di pareri e propo-ste che provengono da
associazioni privilegiate, consone all'ideologia ancora prevalente (benché
politicamente minoritaria e all'opposizione) e adeguatamente premiate per questa
loro fedeltà;
riesce difficile credere che si possano operare in-terventi delicati come
l'abolizione degli esami a settem-bre in corso d'anno, emanando circolari
applicative di una legge che ancora non ha avuto la definitiva sanzione
parlamentare, circolari peraltro fumose e contradditto-rie, lasciando agli
insegnanti l'onere di tradurre in pratica disposizioni vaghe e spesso
inapplicabili.
Infine, poiché l'azione del ministro e le sue prese di posizione sembrano
costantemente vòlte ad accattivarsi il favore dell'opinione pubblica (o meglio,
di quella parte dell'opinione pubblica che meno conosce i problemi della scuola
o che maggiormente è interessata a una scuola squalificata e indegna della
tradizione italiana), dopo l'abolizione degli esami a settembre e la proposta di
abolizione del voto di condotta, consiglieremmo, per una piena coerenza con la
linea prescelta, l'abolizione pura e semplice della scuola superiore.
iena coerenza con la linea prescelta, l'abolizione pura e semplice della scuola
superiore.
19 maggio 1996
Testo della mozione approvata al termine del convegno di Zetesis svoltosi il 19 maggio 1996
I docenti liceali ed universitari riuniti a Milano per il consueto Convegno primaverile di Zetesis, mentre formulano auguri di lavoro fecondo e produttivo all'on. prof. Berlinguer, da poco designato come Ministro della Pubblica Istruzione e della Ricerca scientifica, e ritengono di buon auspicio il fatto che sia finalmente insediato in questa delicata funzione un uomo di cultura, augurandosi che non restino più senza esito proposte e suggerimenti che provengono da associazioni professionali che (come la nostra) da decenni operano nel vivo del mondo scolastico con instancabile impegno,
ribadiscono
i contenuti delle mozioni già formulate nei precedenti convegni e rimasti del tutto privi di riscontro, e in particolare,
auspicano
– che l'operato del nuovo Ministro non abbia il carattere improvvido che ha contraddistinto molte azioni dei suoi predecessori, e in particolare che vi sia un ripensamento almeno sui seguenti due punti, affinché la frettolosa e demagogica improvvisazione di cui hanno dato prova i precedenti ministri non crei guasti ancora più grandi e irreparabili di quelli già prodotti:
1. ripristino degli esami di riparazione o, in subordine, una normativa efficace e realistica, che non illuda studenti e famiglie di poter colmare, con poche ore di lezione supplementare, lacune anche gravi o mancata predisposizione all'apprendimento di determinate discipline, e che non affidi alla buona volontà degli operatori scolastici l'impari compito di supplire o tamponare carenze dei politici o dell'Amministrazione;
2. bando dei concorsi: si chiede che siano rispettate le normali scadenze nei bandi concorsuali sia nelle scuole sia nelle Università e che venga ripudiata qualunque forma di reclutamento attraverso provvedimenti ope legis comunque mascherati, che avrebbero conseguenze tragiche, sia perché spianerebbero la via dell'immissione nei ruoli a personale dequalificato, già soccombente in precedenti prove concorsuali, sia perché di fatto sbarrerebbero la strada dell'insegnamento a molti giovani neolaureati di valore: ricordiamo che tali forme di reclutamento sono un triste retaggio degli anni Settanta e riteniamo che il Prof. Berlinguer possa riconoscere quali effetti devastanti abbiano avuto (e continuino ad avere ancora oggi, a distanza di decenni) i corsi abilitanti nelle scuole e le immissioni in ruolo di professori associati e ricercatori ope legis nell'Università;
chiedono infine
- che non venga ulteriormente perseguita la politica di penalizzazione della cultura umanistica greco-romana che ha caratterizzato molti progetti di riforma degli ultimi anni, nella convinzione che solamente il richiamo alle nostre radici culturali possa fornire quel quadro di riferimento ideale che rende il progresso scientifico e tecnologico indirizzato a un pieno ed armonico sviluppo dell'uomo e della società, nella consapevolezza dei valori e dei fini dell'operare e del vivere umano;
- che la scuola continui ad essere un luogo in cui trasmettere e incontrare una tradizione culturale ricca di significati per il nostro presente e per il nostro avvenire e che pertanto ci si ponga in un’ottica di valorizzazione della didattica e dell’apprendimento.
Lettera inviata al Ministro della Pubblica Istruzione e dell’Università e Ricerca Scientifica, successivamente alle sue dichiarazioni sul prolungamento dell’obbligo scolastico e sulla riforma degli esami di maturità.
Milano 26-6-96
Egregio signor Ministro,
come Le è noto, da molte parti ormai si rileva il fallimento delle diverse riforme che hanno avuto come oggetto la scuola dell'obbligo: l'istituzione della media unica, soprattutto nella seconda fase che ha abolito il latino opzionale e con questo ogni possibilità di valorizzare e orientare studenti "capaci e meritevoli"; la modificazione della struttura della scuola elementare, che ha privato il bambino di una figura di riferimento e ha sostituito all'idea-forza di formazione globale quella parcellizzata di apprendimento di materie o acquisizione di competenze. Ne vediamo con pena gli effetti devastanti su figli e allievi, in termini sia qualitativi (disorientamento, mancanza di motivazioni, di metodo, di capacità critiche, di autonomia) sia quantitativi (in particolare le strutture linguistiche di base sono precarie a qualsiasi livello, compreso quello universitario). Vediamo con pena una scuola che è adatta per il bambino o il ragazzo medio, cioè puramente teorico: emargina e frustra l'alunno in difficoltà, proponendogli programmi ambiziosi e testi complessi e illeggibili senza aiuto; demotiva e illude l'alunno dotato, che non impara responsabilità e fatica.
Se è ancora possibile parlare di scuola formativa e responsabile lo si deve (oltre che al personale eroico in grado di trarre qualche frutto anche dalla scuola dell'obbligo nonostante le riforme) alle scuole superiori che si sono assunte il compito di formare e insegnare. Un compito che già ha tempi brevi, dovendo sopperire al deficit precedente; già ha problemi di verifica e valutazione, per il numero eccessivo di alunni e l'abolizione dell'appello autunnale; non reggerebbe un'ulteriore riduzione, soprattutto per materie che hanno tempi lunghi d'apprendimento e diventano produttive e gratificanti solo dopo un apprendistato.
La riforma del biennio di cui sentiamo parlare (biennio unitario: sei anni di elementari e quattro anni di medie inferiori), in un momento assolutamente intempestivo per la scuola (all'uscita dei risultati, all'inizio degli esami di maturità: quando si desidererebbe calma e concentrazione, e rispetto per chi è sulla breccia – ma certo è il momento in cui i giornali parlano volentieri di scuola) condanna noi insegnanti di ogni livello, i nostri ragazzi e i nostri figli e tutta una generazione alla perdita di ogni possibilità formativa. Nei tre anni superstiti, all'uscita dal tunnel decennale, non ci sarà spazio per alcuna materia impegnativa, per alcuna preparazione professionale: la demotivazione e gli abbandoni saranno diffusi e difficilmente ricuperabili.
Cordialmente, da persone che amano la scuola, La preghiamo di riguardarsi la storia dei progetti di riforma: il Suo è un progetto vecchio di decenni, superato via via che si chiarivano gli errori delle riforme precedenti e, pur senza avere il coraggio di abolirle, si decideva di non imitarle. L'opinione pubblica forse si aspetta riforme: ma la gente, che chissà perché non coincide con l'opinione pubblica, la gente che studia, ha figli a scuola, insegna, proprio non le vuole, non così almeno.
Un ultimo punto: aboliti gli esami a settembre, l'esame di maturità resta l'unica occasione per lo studente di mettersi alla prova; per il docente è l'occasione di far valutare il suo insegnamento, altrimenti autoreferenziale. L'esame interno, seppur con un presidente esterno (preso da dove?) elimina questa possibilità, non potendo che ripetere per coerenza il risultato dello scrutinio di ammissione. Le ripercussioni sullo studio dell'ultimo anno e dell'intero percorso sono evidenti. E' assai meglio conservare le commissioni esterne, aumentando a quattro le prove orali d'esame e abolendo la famigerata e totalmente disattesa collegialità nell'ascolto delle prove. Se si creano due sottocommissioni si dimezza il tempo e si possono raddoppiare le prove; si recupera la collegialità allo scrutinio (come del resto di fatto anche se non formalmente già avviene).
Siamo disponibili per incontri, chiarimenti e suggerimenti. Cordiali saluti
Mozione approvata durante il Convegno di Zetesis del 30/11/1997
Al Signor Ministro della Pubblica Istruzione
on. Luigi Berlinguer
I docenti universitari e medi presenti al convegno autunnale di Zetesis svoltosi a Milano il giorno 30/11/97
prendono atto che la legge quadro 3/6/97 sulla riforma scolastica sembra aver recepito almeno formalmente alcune delle maggiori obiezioni che da più parti erano state rivolte alla bozza diffusa il precedente 14 gennaio: vi si parla infatti di "persona", viene rilevata l'importanza della famiglia, viene salvaguardata la specificità della scuola materna, obbligatoria o no;
notano tuttavia che nulla è stato modificato dell'impianto presentato nella bozza, integralmente riproposto con una più netta terminologia: risulta più chiara sia la sparizione della scuola media sia quella dell'indirizzo classico (sostituito rispetto alla bozza da un generico "umanistico": art.7 c.1), nonché la persistente volontà di non affrontare seriamente la formazione al lavoro;
chiedono che si rifletta sulla riduzione della scuola "primaria" da otto a sei anni e dell'intero ciclo scolastico da tredici a dodici, con conseguente anticipazione dei programmi ad età inadatte e limitate possibilità di apprendimento: è perfettamente inutile imitare dall'estero modelli che hanno dato prove negative;
chiedono poi che si riconsideri l'assurdo ibrido (art. 8 c.4) per cui nell'ultimo anno dell'obbligo alcuni ragazzi dovrebbero trascorrere il tempo scuola in parte in una classe di scuola superiore in parte in centri di formazione professionale, con conseguenti disagi e frustrazioni (per non dire dell'impossibilità di organizzare l'esame finale): si dia spazio adeguato alle differenti vocazioni e opzioni;
insistono infine sulla necessità di mantenere spazio agli studi classici, con orari che permettano la gradualità dell'apprendimento e la piena efficacia educativa e formativa.
La redazione di Zetesis e i convegnisti si dichiarano nuovamente disponibili alla collaborazione.
30 maggio 1998
Mozione approvata durante il Convegno di Zetesis del 30/05/1998
Al Signor Ministro della Pubblica Istruzione
on. Luigi Berlinguer
I docenti universitari e medi presenti al convegno primaverile di Zetesis svoltosi a Milano il giorno 31/05/98
rilevata l’instancabile attività di codesto ministro, che con ritmo pressoché quotidiano propone innovazioni e cambiamenti che toccano in misura rilevante l’impianto della scuola secondaria e dell’università,
manifestano il loro disagio di fronte a provvedimenti di massima importanza, che appaiono disarticolati e attuati secondo una logica verticistica e ideologica, che male si concilia con gli ideali di democrazia a cui questa Repubblica dovrebbe ispirarsi,
ritengono che il plauso o l’atteggiamento di adulatorio servilismo dei principali organi di stampa non rappresenti il reale sentimento di chi opera nella scuola e che vive in una situazione di disagio e di incertezza, o addirittura di frustrazione, per l’imprevedibilità di disposizioni a cui è continuamente costretto ad adeguarsi;
rilevano come il recente documento dei saggi, al di là della dichiarata volontà di trasmettere in ogni ordine di scuola i valori del mondo classico, limiti di fatto la possibilità di un accostamento serio al mondo antico, sganciando lo studio della cultura dallo studio delle lingue classiche;
rilevano altresì che questo documento porta a un generale abbassamento del livello degli studi: è bensì vero che tale documento è pienamente conscio di questo abbassamento, che rientra anzi nelle dichiarazioni programmatiche del documento stesso, ma si chiedono se sia condivisibile una politica scolastica che pone come obiettivo da raggiungere uno scadimento qualitativo generalizzato;
rimandando ad altra sede occasione una più puntuale, ma comunque sfavorevole, valutazione dei recenti provvedimenti riguardanti l’esame di maturità, il biennio di specializzazione degli insegnanti, l’innalzamento dell’obbligo scolastico e altro, esprimono una valutazione negativa di fronte a una politica che, continuamente insistendo sul carattere orientativo degli studi, rimanda nel tempo ogni possibile scelta, impedendo così di fatto alla scuola di esercitare la sua preminente funzione educativa e culturale.
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