ÆG
Quidnam solivagus, Bucole, tristia
Demissis graviter luminibus gemis?
Cur manant lacrimis largifluis genae?
Fac, ut norit amans tui!
BUC Ægon, quaeso, sinas alta silentia
Aegris me penitus condere sensibus.
Nam vulnus reserat, qui mala publicat,
Claudit, qui tacitum premit.
ÆG
Contra est quam loqueris, recta nec autumas.
Nam divisa minus sarcina fit gravis,
Et quicquid tegitur, saevius incoquit.
Prodest sermo doloribus.
BUC Scis, Aegon, gregibus quam fuerim potens,
Ut totis pecudes fluminibus vagae
Complerent etiam concava vallium,
Campos et iuga montium:
Nunc lapsae penitus spes et opes meae,
Et longus peperit quae labor omnibus
Vitae temporibus, perdita biduo.
Cursus tam litus est malis!
ÆG Haec iam dira lues serpere dicitur.
Pridem Pannonios, Illyrios quoque
Et Belgas graviter stravit et impio
Cursu nos quoque nunc petit.
………………..
BUC Quam multis foliis silva cadentibus
Nudatur gelidis tacta aquilonibus,
Quam densis fluitant velleribus nives,
Tam crebrae pecudum neces.
Nunc totum tegitur funeribus solum;
Inflantur tumidis corpora ventribus,
Albent lividulis lumina nubibus,
Tenso crura rigent pede.
Iam circum volitant agmina tristium
Dirarumque avium, iamque canum greges
Insistunt laceris visceribus frui,
Heu cur non etiam meis?
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Egone: Perché, Bucolo, ti lamenti
girando
tutto solo con gli occhi pesantemente a terra? Perché le guance sono
piene di lacrime
fluenti? Fallo sapere all’amico.
Bucolo
Egone,
ti prego, lascia che un profondo
silenzio io tenga riservato nei miei sentimenti afflitti. Chi rende
pubbliche
le disgrazie riapre le ferite, le chiude chi le rinserra tacitamente.
Egone.
Non
è come dici e non pensi
correttamente. Il peso condiviso diventa più leggero, e ciò che viene
coperto
s’infiama in modo piùcrudele. Il discorrere è utile ai dolori.
Bucolo.
Tu
sai, Egone, quanto ero ricco di
greggi, al punto che le mie mandrie vagando per tutti i fiumi
riempivano anche
gli angoli delle valli, i campi e i giochi delle montagne
Adesso tutte le mis speranze e
le mie ricchezze sono crollate e
ciò che una lunga fatica aveva prodotto in tutto il corso della vita,
in due
giorni sono andate perse. Hanno un corso così rapido le disgrazie!
Egone
Si
dicce da tempo.che questa peste
tremenda stia circolando. Prima ha colpito la Pannonia, poi anche
l’Illiria, e
ha prostrato pesantemente i Belgi e ora col suo corso empio si dirige
anche da noi.
…………….
Bucolo. Quanto la selva al cadere
delle foglie toccata
dal gelido Aquilone viene spogliata, di quanti densi fiocchi cadono le
nevi,
altrettanto frequenti sono le morti del bestiame.
Adesso tutto il terreno è
coperto di corpi morti. I corpi si
gonfiano col ventre tumido, gli occhi diventano bianchi di velature
livide, le
zampe s’irrigidiscono colpiede proteso.
Già tutt’intorno svolazzano
stormi di tristi e crudeli uccelli e
già branchi di cani premono per trarre godimento dalle viscere
straziate.
Ahimè, perché non anche dellemie?
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